Rebus

100×100 cm, lamiera smaltata e ferri antichi riciclati, 2024

‘Rebus’ é un’opera site-specific realizzata la mostra di arte diffusa ‘che sagome!’ (Vico Pancellorum, Lucca)

È un omaggio all’arivaresco, la lingua degli stagnini inventata a Vico Pancellorum e diffusa sino alla metà del secolo scorso. Un gergo di sopravvivenza, un linguaggio segreto che permetteva di comunicare senza farsi capire dagli altri. Alcune parole sono comuni all’italiano mentre altre, per quanto assonanti, sono impossibili da decifrare per chi la lingua non la conosce.
‘Rebus’ è un messaggio in codice, accessibile a chi ancora oggi conosce e tramanda la lingua arivaresca, mentre rimane oscuro a coloro che, affidandosi soltanto alle immagini e ai colori, riescono a leggere soltanto una parte del discorso. ‘La gallina ips calia, la cipolla ips storna’ è la soluzione nascosta tra le lettere e le figure dell’opera. Se sappiamo che ‘calia’ significa ‘bella’ mentre ‘storna’ vuol dire ‘brutta’, non è difficile decifrare il senso della frase.

L’opera è una sagoma pensata per essere vista dai due lati, opposti come i termini di paragone presenti nella frase. È realizzata con materiali recupero: il cerchio di una botte, una lamiera e le molle che sostenevano un materasso di crine. Ferri vecchi che raccontano un’epoca lontana, materiali metallici vicini alla tradizione e al mestiere degli stagnini di Vico Pancellorum.

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